Gli antichi riti contadini di cacciata dell’inverno risuonano nelle notti gelide di gennaio

I riti di “Cacciata di Gennaio” tornano puntualmente il 31 gennaio, sfidando maltempo e pronti ad allontanare un altro terribile inverno! Alle prime ombre notturne si formano i rumorosi cortei, un frastuono volutamente assordante prodotto con la percussione di campanacci, piatti da cucina, campanelli, scatole di metallo che anticipano il vero e proprio rogo del fantoccio, simbolo dell’ inverno.
Alcuni dettagli distinguono  le diverse formule ancora vive sui territori.

A Premana (LC), gli attori principali della “Casciada de ginger” sono i bambini. I piccoli cominciano giorni prima a preparare un proprio pupazzo che verrà bruciato la sera della festa. Imbottiti con carta o paglia, i tratti del viso dipinti o ricamati e i vestiti cuciti a mano, questi fantocci faranno parte del chiassoso corteo che attraversa le vie del paese.

Anche a Mandello del Lario (LC) i protagonisti sono i bambini che camminano trascinando sull'acciottolato scatole di latta, bottiglie di plastica, tappi e oggetti da cucina che suonano e risuonano sbattendo l'uno contro l'altro. In questo caso però il fantoccio è uno solo: un pupazzo di carta con la faccia disegnata, che, seduto su un baldacchino, viene trasportato in spalla da quattro bambini.

La “Scasada del Zenerù” a Ardesio (BG) vede il coinvolgimento intenso di tutti gli abitanti dell’ Alta Valseriana. Una vera e propria nottata di magia, un evento rituale patrocinato da Regione Lombardia – Commercio, Turismo e Terziario, dalla Provincia di Bergamo e da molti altri Enti Pubblici sul territorio. Alle ore 20.00 parte il corteo a cui  partecipare picchiando su pentole e latte fino al  rogo dello “Zenerù”, pupazzo che alcuni giovani del paese preparano per simboleggiare il mese di gennaio! Ogni hanno gli organizzatori propongono un tema che farà da “sceneggiatura” allo svolgersi del rito: tema del 2015 “Vendöl di Ludrigno”! Come spiegano gli organizzatori: “… il Zenerù proverà a sfuggirci ma sarà travolto dalla valanga di Ludrigno e nonostante i tentativi di sciogliere la neve con il fuoco, come sempre lo spaventeremo, lo cattureremo e lo manderemo al rogo, bruciando così, con lui, la cattiva stagione in attesa del risveglio della Natura!” (Proloco di Ardesio)

A Olda, in Val Taleggio (BG), si riuniscono gli abitanti della Valle provenienti da Sottochiesa, Vedeseta e Peghera e il corteo si apre alle grida “l'è fò génèr l'è scià fébrèr!”. Il fantoccio bianco brucia dopo una lunga caciara prodotta con la percussione di ciòche (campanacci), piatti da cucina, corni, campanelli e tole (scatole di metallo).

Anche in Valtellina il rito è molto vissuto dalla comunità:  i comuni di Tirano, Bormio e Aprica (SO) fanno staffetta a partire dalla serata del 31 gennaio. Si inzia con il rito “Tirà li tòli” a Tirano e si continua il 3 febbario con “L’è fö l’urs de la tana”, un’usanza  in cui bambini e adulti faranno a gara, ricorrendo a pretesti e stratagemmi più o meno verosimili, per far uscire dalla propria abitazione amici e parenti, gridando “L’è fö l’urs de la tana”, cioè è uscito l’orso dalla tana dopo il lungo inverno. Si continua il 1 marzo a Aprica dove andrà in scena il tradizionale “Sunà da Mars”, antichissima usanza di chiamare l’erba con campanacci e campanelli percossi ritmicamente da sei “scampanatori” in costume tipico, in rappresentanza delle sei contrade del paese.

Nel Canton Ticino, in Svizzera, sono due gli appuntamenti importanti: a Chironico con il “Cóvo d sgianéi” (coda di gennaio) che ha ritrovato un certo vigore grazie all’iniziativa di un locale gruppo d’animazione. E a Locarno con il “Bandir Gennaio”, in cui moltissime famiglie con bambini si danno appuntamento per rinnovare il divertente corteo.

Anche quest’ anno, dunque, gli antichissimi riti contadini di cacciata dell’inverno risuonano nelle notti gelide di gennaio per la gioia dei più piccoli!

Le Giubiane della Brianza: al rogo streghe e castellane!

La Giubiana è una festa tradizionale molto diffusa sul territorio brianzolo che attribuisce al rogo della strega diversi significati. Per qualcuno rappresenta la brutta stagione. Per altri è il simbolo del freddo e del gelo dell’Inverno che ormai se ne stanno andando. Altri ancora la ritengono la castellana traditrice della città. C’è chi la interpreta come il simbolo di divinità pagane o semplicemente qualcosa di negativo che si cerca di “scacciare”, cancellandolo nel fuoco.

A Seregno, per esempio, al rogo va la “Giubiana e il Giané”! La leggenda narra infatti che la terribile megera che viveva nei boschi fitti della Brianza, aveva anche un marito, il Gianè, e insieme allontanavano o colpivano chiunque osasse sfidarli mettendo paura con le loro gambe lunghe. Al rogo ci vanno insieme come recita il detto locale: “la Giubiana e il Giane' van in lech cun frech 'i pe'!”

A Canzo la ricorrenza è particolarmente articolata. Viene celebrato un processo in canzese con la sentenza dei Regiuu (gli anziani autorevoli del paese), e altri personaggi simbolici e tradizionali, quali l'Òmm Selvadech (uomo selvatico, personaggio della mitologia alpina), l'Urzu (“orso”, che esce dalla tana alla Cròta dal Bavèsc, simbolo della forza istintiva che deve essere domata) e il Casciadùr (“cacciatore”, che doma e fa ballare l'orso), il Bòja (“boia” che rappresenta la condanna del male)… La festa è arricchita da vestiti tradizionali e da suggestivi ornamenti, tra cui la gamba russa (cioè rossa) e i paramenti a lutto, com'è anche la musica dei tamburi e dei baghèt.

A Cantù la tradizione popolare vuole che il manichino che viene arso su una pira, alla presenza del popolo e delle autorità, rappresenti la castellana traditrice della città. La Giubiana è diventata, pertanto, una sorta di rito celebrativo dell'identità e dell'orgoglio cittadini. Quest’anno l’arrivo della Giubiana è anticipato da “La Giubiana in mostra”, un’esposizione fotografica nata dalla sinergia tra l’associazione Pro Cantù, responsabile dell’organizzazione della festa dal 1905, e il gruppo fotografico La Pesa. Non è solo la mostra ad anticipare il rogo. Già dal 22 gennaio la bella castellana dai capelli rossi è visibile nei bar della città: la tradizione vuole infatti che la giovane, diventata strega e poi nemica, venga esposta a un moderno pubblico che la schernisce chiassosamente.

Elemento costante in tutte le manifestazioni è il consumo del risotto allo zafferano con salsiccia (lügànega), ricetta brianzola che per la tradizione fu il tranello escogitato per trattenere la strega e indurla a mangiare finché i primi raggi del sole ne bruceranno il corpo legnoso.
Ed è fitta la rete di comunità che continuano a vivere il rito. Un' occasione d’aggregazione sociale che rafforza il legame con il territorio: Anzano del Parco, Bregnano, Mariano Comense, Barzago, Cucciago, Dolzago, Albavilla, Alzate Brianza, Cabiate, Varenna, Costa Lambro, Canzo, Carate Brianza…

Gibiana nella bassa Brianza, Giubiana/Giübiana/Gibiana nell’alta Brianza e nella provincia di Como, Giöeubia nel Varesotto, Giobbia in Piemonte, Zobiana in Trentino e nel Bresciano… alla fine, in qualsiasi variante si presenti, la “vecchia traditrice” brucerà al rogo!

Corso di Perfezionamento in Beni Culturali Antropologici 2015

Il Corso di Perfezionamento in Beni Culturali Antropologici, V Edizione 2015, giovane e inedita proposta didattica ideata dalla Prof.ssa Marinella Carosso, forma ai mestieri della cultura nell’ottica antropologica. Si pone come mission l’incontro con le parti sociali al fine di creare reti di ricerca sul territorio regionale e nazionale. Il Corso è aperto a interessati di ogni formazione e di ogni età, senza alcuna limitazione; anzi, la diversità è proprio il di più che arrichisce e personalizza in modo unico ogni edizione.

Valutato dai perfezionati delle precedenti edizioni il corpo docente, così come l’impianto degli incontri, tiene conto delle loro richieste, esigenze, proposte, rinnovandosi ogni anno in modo dinamico e propositivo. Le lezioni, concepite ed agite come un testo, sono cuore pulsante di un dibattito critico e creativo che mette a confronto relatori e perfezionandi, in uno scambio intersociale e intergenarazionale.

Sono previsti quattro moduli: due di inquadramento del concetto di beni culturali antropologici in vari Paesi europei e di analisi di musei etnografici; due sul processo di patrimonializzazione dell’alimentazione e sulla progettazione delle culture dell’alimentazione

L’edizione 2015, infatti, è iscritta nell’ambito di Laboratorio EXPO MILANO 2015, coordinato dalla Fondazione Feltrinelli ed è convenzionata con MuCEM – Musée des civilisations de l'Europe et de la Méditerranée.

Le lezioni si svolgeranno ogni mercoledì pomeriggio, dale 14 alle 18, dal 1 Aprile all’8 Luglio.
La presentazione della domanda va fatta online entro il 15 febbraio 2015, e la selezione avviene per titoli. Per ottenere 12 crediti formativi è richiesta la frequenza al 75% delle lezioni, l’elaborazione di recensioni e di un project work.
Il costo è di 1.000 euro per gli iscritti e di 800 per i liberi uditori.

Nel collegio docenti troviamo nomi nazionali e internazionali come Julia Csergo (Montréal), Noel Barbe (Paris), Jean Guibal (Grénoble), Marion Demossier (Southampton), Stefan Moritz (Bruxelles), Rachel Black (Boston), Daniela Perco (Museo Etnografico della Provincia di Belluno), Mario Turci (Museo Ettore Guatelli, Ozzano Taro), Danilo Gasparini (Padova), Elisabetta Moro (Napoli), Ferdinando Mirizzi (Matera), Vito Teti (Cosenza), Renata Meazza (AESS – Archivio di Etnografia e Storia Sociale – Regione Lombardia, Milano), Luigi Degano (Fondazione Morando Bolognini, Sant’Angelo Lodigiano), Marinella Carosso (Università di Milano-Bicocca).

Le lezioni in lingua saranno introdotte e tradotte simultaneamente.

Per informazioni
Carlotta Cortona
377 264 68 34
beniculturaliantropologici@unimib.it

La notte dei falò nella campagna milanese

Nella notte del 17 gennaio si riaccendono i tradizionali falò per festeggiare la ricorrenza liturgica di Sant’Antonio Abate! Un suggestivo gioco di luci e bagliori sprigionati dalle fiamme celebrano un rito millenario e propiziatorio legato alla figura di Sant’Antonio, patrono di macellai, salumieri, contadini e allevatori e protettore degli animali domestici. Molte le comunità che si radunano attorno a grandi pire di legna e sterpi che bruciano fino alla prime luci dell’alba in un clima di festa in cui si balla e si consumano vin brulè e dolci casalinghi.

In particolare numerosi saranno i falò che rischiareranno le notti della campagna milanese. Quella che si appresta a vivere la periferia di Milano sarà infatti una sorta di “fine settimana dei Falò di Sant’Antonio”, con un ricco programma anticipato il 12 gennaio in occasione del Convegno “La periferia dei Falò di Sant’Antonio”, 1° appuntamento del 3° ciclo “Periferia InConTra”, promosso da Consulta Periferie Milano, all’Urban Center di Milano. Il tema dell'ambiente periferico e delle sue potenzialità socio-culturali trova nelle cascine lombarde un modello virtuoso di convivenza e condivisione di valori in cui pratiche sociali e rituali emergono non solo come segni della “memoria” ma come vere e proprie occasioni contemporanee per riflettere e ristabilire contatti con le nostre eredità culturali. Sant’Antonio Abate è infatti una figura molto venerata nel milanese e fa parte della tradizione,  nelle cascine ad Ovest di Milano, trarre auspici dal movimento della “barba” del santo, ovvero dalla fine sospensione di materiale incandescente che i contadini producono smuovendo con forche da fieno la brace del falò quando la fiamma viva del materiale combustibile si è spenta.

Non solo presso le aie delle cascine ma anche in alcuni parchi pubblici di Milano la ritualità dei falò vive con la tradizionale benedizione degli animali domestici a cui segue un lungo momento di festa spesso contaminato dall’introduzione di nuovi elementi come il consumo di vin brulè, frittelle, polenta… Anche la tecnica di costruzione della “pira” è stata oggetto di nuove interpretazioni. È il caso del metodo “falò scientifico” ideato anni fa da Ferruccio Vanzù (Associazione Amici Cascina Linterno) dove la catasta è costruita su una piattaforma aerea a quattro entrate, sotto la quale l'aria può affluire per un’ottimale combustione del legname soprastante. Non solo. A Muggiano, nel milanese, ogni anno la costruzione della pira cambia forma. I bancali e rami secchi che la compongono sono stati negli anni disposti in modo da formare un grosso cubo, una forma a panettone, una piramide ispirata alle costruzioni dei Maya e una torre a chiocciola…

Oltre ai falò milanesi sono decine gli appuntamenti in tutta la Lombardia soprattutto nelle province di Varese, Lodi e Monza Brianza, ma anche nell'alto mantovano dove l'accensione del “buriel” è diffusa con il rogo del feticcio della vecchia.
A Varese  il Falò di Sant’Antonio può essere seguito attraverso il livebloggin: con la diretta blog il rito sembra entrare a tutti gli effetti nel palinsesto degli eventi più attesi dell’inverno, dimostrando il crescente bisogno di stabilire relazioni attraverso il recupero di ritualità culturali da promuovere e raccontare anche attraverso i social network (per partecipare, via twitter e Instagram, utilizzare l'hashtag #falovarese2015, le prime foto sono già su facebook.
Il Falò di Sant’Antonio è dunque un rito che incontra sempre più interesse, è espressione di un legame fra passato e futuro che ci ricorda la forte presenza agricola sul territorio lombardo, un gesto di vicinanza a chi lavora la terra!

Falò di Sant’Antonio a Milano è una iniziativa di Progetto “AgriCultura”
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Falò di Sant’Antonio a Vittuone
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Falò di Sant'Antonio Borgo di Mustonate
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Falò di Sant'Antonio a Varese
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Eventi itineranti per promuovere l’incontro fra cultura urbana e realtà agropastorale alpina

Il mondo della pastorizia si racconta con un obiettivo chiaro: la città deve incontrare la montagna! Con questa intenzione è nato il Festival del Pastoralismo, avviato nel 2013 a Cuneo (sotto il nome di “Terre d’Alpe”) e proseguito nel 2014 a Bergamo Alta, città che è stata per secoli crocevia di transumanze, centro laniero, centro di stagionatura dei formaggi degli alpeggi e importante fiera di bestiame. Il festival si è aperto il week-end del 24-26 ottobre 2014 ed è terminato a fine gennaio 2015 con la chiusura della mostra “Paesaggi sonori d’alpeggio”. All’interno si è articolato un programma d’incontri, dimostrazioni, mostre e vere e proprie “transumanze” cittadine che proseguiranno ancora grazie all’iniziativa “Terre d’Alpe”.
Un circuito di eventi itineranti si svilupperanno infatti nel semestre di EXPO2015, con numerosi appuntamenti in Lombardia. Per realizzare questo progetto, presentato al “Tavolo agroalimentare EXPO” il 12 gennaio 2015, ci sarà un coordinamento di soggetti che operano in diverse province lombarde.  A tal fine si è costituita l’Associazione Festival del Pastoralismo che intende operare, non solo nell’ambito orobico ma, anche nelle altre realtà della montagna alpina lombarda promuovendone l’incontro con le città e la pianura. Nell'insieme una pluralità di risorse e di patrimoni spendibili anche sul piano turistico e agroalimentare.

Perché “pastoralismo” non comprende solo i fenomeni dell’alpeggio, della transumanza (tra piano e monte), del pascolo vagante (in inverno in pianura).
Ma è anche e soprattutto un modo di vivere, un vero e proprio sistema culturale.