La Milano di Roberto Leydi

9 aprile – 7 giugno 2013 ore 16.30
Università degli Studi di Milano
Sala Napoleonica, via S. Antonio 12

A dieci anni dalla scomparsa del noto etnomusicologo e critico musicale, il dipartimento di Beni culturali e ambientali e il Laboratorio di Etnomusicologia e Antropologia Visuale (LEAV) propongono un ciclo di sei incontri che raccontano il rapporto tra Roberto Leydi e la città di Milano, accompagnati dalla proiezione e l’ascolto di materiali d’archivio.

Protagonisti del panorama culturale, nel periodo che va dagli anni '50 agli anni '70, cittadini e studiosi dei fenomeni culturali e sociali ricordano insieme il grande contributo delle tante attività di Leydi, collaboratore della RAI e fondatore dello Studio di fonologia con Luciano Berio e Bruno Maderna, fondatore del Nuovo Canzoniere Italiano, direttore della Scuola Paolo Grassi e figura di riferimento del Piccolo Teatro, fondatore dell’Ufficio della cultura popolare della Regione Lombardia (oggi Archivio di Etnografia e Storia Sociale), giornalista dell’Europeo, infaticabile animatore culturale e organizzatore di eventi e di rassegne.

Si comincia il 9 aprile con il fotografo Ferdinando Scianna – con cui Roberto Leydi ha realizzato reportage entrati nel patrimonio del giornalismo d'inchiesta – e si prosegue con un programma fitto di ospiti tra cui: il musicista Franco Cerri, il semiologo Umberto Eco, il regista Filippo Crivelli, il giornalista Luigi Pestalozza.

Musicologi, etnologi, etnografi, studiosi di storia orale, responsabili di grandi archivi etnografici raccontano il percorso di Leydi nella scoperta del mondo popolare, il suo contributo all'ingresso delle composizioni elettroacustiche nel panorama delle produzioni radiofoniche degli anni '50, le esperienze con il Teatro.

Il rapporto di Roberto Leydi con il mondo delle musiche di avanguardia viene esplorato anche nel suo incontro con il jazz e la cultura americana.

Per informazioni
www.leav.unimi.it

Fuoriluogo? DentroSolari!

Fuoriluogo? DentroSolari!
Al pubblico del Fuorisalone di zona Tortona è offerta una guida turistica multimediale alla scoperta del quartiere. DentroSolari – questo il titolo – è un percorso interattivo fruibile anche in Realtà Aumentata su smartphone e tablet.
Attraverso testi, foto d’archivio e clip audio, racconta il patrimonio di archeologia industriale e operaio della zona Tortona-Solari-Savona.

L’iniziativa è promossa dal progetto culturale DenCITY, con il Comitato Inquilini 1° Quartiere Operaio Umanitaria, insieme a SpazioAbitare, Società Umanitaria, MuseoLab6, Archivio del Lavoro, Tortona Design Week, Regione Lombardia – Archivio di Etnografia e Storia Sociale e con il contributo di Fondazione Cariplo.

<Abbiamo impiegato i nuovi media> spiega Erika dell’associazione culturale Dynamoscopio <per compiere un percorso etnografico insieme agli abitanti del 1° Quartiere Operaio Umanitaria, che sono i veri Autori della guida. Si intende così inaugurare un dialogo tra la memoria storica, le più recenti trasformazioni e i visitatori dei grandi eventi, reinterpretando le locations come “spazi di vita”>.

DentroSolari è scarcabile gratuitamente dalla libreria dell’App JecoGuides, disponibile per Android e iPhone.
http://www.jeco.biz/jeco-guide-dentro-solari
 

Informazioni:
erika@dynamoscopio.it
+39 338 3618840

Riti della Settimana Santa nell'arco alpino

Il tempo della Quaresima si chiude con la Settimana Santa che ritualizza, attraverso drammatiche e solenni cerimonie, la morte, la passione e la resurrezione del Cristo. Costituiscono in ogni luogo un importante riferimento per la collettività, in termini di partecipazione e di coinvolgimento emotivo. I luoghi vedono la rappresentazione di un apparato liturgico eccezionalmente scenico che la Chiesa celebra ufficialmente, talvolta con tratti più visionari e teatrali, connotati da elementi di religiosità popolare.

La Settimana Santa inizia con la Domenica delle Palme che prevede la tradizionale benedizione dei rami d’ulivo. Ai rami benedetti vengono attribuite virtù magiche e miracolose. In Valle d'Aosta, l’utilizzo dei rami di ulivo è piuttosto recente, in passato, si utilizzava il lauro, il bosso, il rosmarino, e in qualche comune, perfino il ginepro.

A Morbegno, in provincia di Sondrio, i preparativi dei rituali iniziano il Lunedì Santo, con l’allestimento di un catafalco ligneo, risalente al periodo barocco, che diventa punto centrale di tutte le celebrazioni, dei riti del Giovedì e del Venerdì Santo, e da qualche anno anche della veglia pasquale del Sabato e della Messa solenne di Pasqua. Sono circa quattrocento i pezzi di legno da assemblare per montare il catafalco, per un peso complessivo di centoventi quintali. Una volta montato, si presenta come un tempietto che si erge su un’alta piattaforma ottagonale, al quale si accede per mezzo di quattro ampie scalinate, con balaustre che accentuano l’effetto scenografico dell’insieme.

A Vertova, in provincia di Bergamo, la sera del Venerdì Santo si rievoca la deposizione di Cristo dalla croce attraverso una grande processione in costume, complessa per il numero di attori che ne prendono parte e molto partecipata dagli abitanti del paese e dai devoti che sopraggiungono da tutta la Val Seriana. L’identità di colui che porta la croce sulle spalle è nota solo al parroco del paese. Tradizione vuole che questa persona chieda di compiere questo gesto come atto di penitenza o come voto, per una grazia ricevuta o richiesta. Tra coloro che prendono parte alla processione, vi sono ruoli assegnati per diritto. Gli altri ruoli vengono assegnati tramite un incanto pubblico, che ha luogo ogni tre anni nei locali della parrocchia la Domenica delle Palme.

In Val Gardena sono tradizionalmente le uova le protagoniste dei riti pasquali. Uova un tempo decorate con colori naturali, oggi colorate a tempera, vengono commissionate alle ragazze nubili da parte dei giovani uomini nel giorno di San Giuseppe e ritirate il Lunedì di Pasqua. All’amato è destinato un uovo dipinto con cura e con dichiarazioni d’amore in versi. Se il Lunedì di Pasqua non sono state ritirate tutte le uova ordinate, il giorno successivo le ragazze sotterrano in giardino quelle rimaste per evitare di rimanere zitelle. Oltre alla loro tradizionale benedizione durante la Domenica di Pasqua, le uova sono anche protagoniste del gioco del peché, che accompagna l’interruzione del digiuno quaresimale.

In Canton Ticino, a Mendrisio si tengono le Processioni Storiche, di cui si ha notizia a partire dal Seicento. La sera del giovedì santo, decine di figuranti in costume percorrono le vie cittadine mettendo in scena la Passione di Cristo attraverso una serie di raffigurazioni ispirate ai Vangeli. La Funziún di Giüdée non può essere paragonata a una rappresentazione sacra in quanto gli attori si limitano a drammatizzare i comportamenti ispirati ai ruoli loro assegnati. Nella composizione della processione del venerdì santo, invece, sfilano oltre seicento persone, suddivise in membri delle varie confraternite e associazioni religiose. I partecipanti, tra cui numerosi bambini, incedono in silenzio sorreggendo lampioni dipinti con scene della Via Crucis o con gli emblemi della Passione. Le Processioni Storiche sono una delle tradizioni più radicate della regione e contano su un ragguardevole numero di visitatori. La loro caratteristica più saliente, oltre agli sfarzosi costumi storici, sono i “trasparenti”: quadri luminosi di grande valenza artistica e iconografica che sovrastano, illuminandolo, il percorso delle processioni.

Un’analoga manifestazione si tiene a Coldrerio, villaggio situato a pochi chilometri da Mendrisio: la sera del mercoledì santo le vie del paese prendono vita per rievocare il martirio del Nazareno. Nata attorno al 1950 quale modesta riproduzione della Funziún di Giüdée, per qualche anno questa processione ha mantenuto un carattere locale. Oggi costituisce invece uno dei pochi teatri all’aperto della regione insubrica, da un lato perché si tratta di una vera e propria sacra rappresentazione, sul tipo dei misteri medievali; dall’altro perché, su una collina ai margini del villaggio, ha luogo la scena della crocefissione e deposizione di Cristo, realizzate secondo i canoni dell’iconografia tradizionale.

Sempre in Ticino, a Faido, in Val Leventina, si perpetua invece l’usanza secolare di suonare i tablécch che, in sostituzione delle campane, annunciano le funzioni religiose, l’ora di mezzogiorno e l’Avemaria serale. I tablécch sono tavolette di legno, di forma rettangolare, di varie dimensioni. Le tavolette vengono tenute con entrambe le mani, con perno e martelletto rivolti verso il basso; il movimento oscillatorio viene impresso vigorosamente altalenando la tavoletta dalla spalla sinistra verso il fianco destro. Ne risulta un rumore forte, secco che, ripetuto e moltiplicato quanti sono i tablécch, concorre a creare un crepitio assordante.

Vespri solenni della Domenica delle Palme

Domenica 24 marzo alle ore 15.30, la grandiosa cornice della Basilica di San Nicolò a Lecco accoglierà la celebrazione in latino e in rito ambrosiano antico dei Vespri della Domenica delle Palme.

Decine i cantori partecipanti, facenti parte di quei cori che hanno contribuito a costituire il Registro delle Eredità Immateriali della Lombardia per la parte riguardante il canto liturgico di tradizionale orale nel territorio di rito ambrosiano.
La campagna di ricerca e documentazione, promossa da Regione Lombardia, è stata sostenuta quale capofila dalla Provincia di Lecco insieme alle Provincie di Monza e Brianza e Varese, ed è stata effettuata da Res Musica – Centro ricerca e promozione musicale sotto la direzione scientifica di Angelo Rusconi e di un comitato di specialisti.

Per questa speciale occasione convergeranno nella Basilica di Lecco ensemble vocali, cori e cantori provenienti dalla Valsassina (Premana, Primaluna), dalla Brianza (Schola ambrosiana di Carate Brianza, Erba, Orsenigo, Merate e Imberido), da Varese.
Nella corso dei Vespri si alterneranno le melodie proprie del repertorio ambrosiano autentico e quelle un tempo eseguite nelle parrocchie rurali, che, grazie alla ricerca, è stato possibile salvare dall’oblio e da un’irreparabile scomparsa in quanto tramandate solo oralmente, a memoria, di generazione in generazione.

Fra i momenti più suggestivi si ricordano il rito della luce nel Lucernario, il canto del celebre inno Vexilla regis prodeunt citato anche da Dante nell’Inferno, il Magnificat con la grande incensazione dell’altare.

Ingresso libero

Informazioni
Res Musica – Centro ricerca e promozione musicale
tel. 0341.493471 – 349.6375703
resmusica@alice.it
www.artemusicfestival.it

Beni immateriali. La Convenzione Unesco e il folklore

Il numero 64 de “La Ricerca Folklorica”, Beni Immateriali. La Convenzione Unesco e il folklore, è dedicato al dibattito e ai numerosi temi legati al patrimonio immateriale e alla Convenzione Unesco del 2003. Nell'Introduzione alla rivista, Guido Bertolotti e Renata Meazza ne presentano così i contenuti : “Fissazione, autenticità, trasformazione, condivisione, identità, comunità. I temi che, a vario titolo, vengono proposti dagli interventi che qui si pubblicano, a partire dall'irruzione del concetto di 'patrimonio immateriale', o intangibile, istituzionalizzato dalla convenzione Unesco del 2003, dalle sue conseguenze e prospettive, anche in relazione alle legislazioni nazionali e regionali, nonché alle diverse applicazioni ed evoluzioni nelle prassi di riconoscimento da parte dell'Unesco stessa”.

Indice
Introduzione – Guido Bertolotti Renata Meazza
Patrimonio immateriale e autenticità: una relazione indissolubile – Chiara Bortolotto
Patrimonio culturale immateriale: un prodotto metaculturale – Luciana Mariotti
Etnografie e patrimoni che scombinano – Stefano Allovio
Beni culturali e demologia: alcune osservazioni su un rapporto complicato – Markus Tauschek
Politiche regionali per il patrimonio immateriale – Renata Meazza
Diversità e immaterialità del patrimonio culturale: una lacuna (sempre più solo) italiana – Antonio Leo Tarasco
Materiali immateriali – Guido Bertolotti
Dove il tocco di re Mida non arriva. A proposito di proclamazioni Unesco e musica – Ignazio Macchiarella
Le patrimoine, l’éthique, l’identité – Nicolas Adell
Patrimoni immateriali e diritto alla cultura, tra musei, territori e comunità. Note dalla Savoia alpina – Valentina Lapiccirella Zingari
Patrimoni immateriali e Design Thinking. La “dote” di un designer nel progetto E.C.H.I. Etnografie italo-svizzere per la valorizzazione del patrimonio immateriale dell’area transfrontaliera. Un’esperienza in corso – Ilaria Guglielmetti 

Interventi
Valori culturali del paesaggio e antropologia dei disastri – Gianluca Ligi
When the other enters my house. Stories of languages within their borders and stories of languages beyond their borders – Ilaria Micheli
On a Ridge between Fields. Unpacking property in land in Qing China – Andrea Enrico Pia

Rassegne
Storia di Trento – Serenella Baggio

 

 

Voci e gesti delle tradizioni

Un ricco programma di appuntamenti per l'edizione 2013 di Voci e gesti delle tradizioni. L'iniziativa, che si apre domenica 24 marzo 2013, prosegue sino a domenica 13 ottobre.
La rassegna di incontri offre una serie di occasioni preziose di conoscenza e di riflessione sui fenomeni culturali che caratterizzano la vita quotidiana di chi ci ha preceduto, ma soprattutto riflessioni sulla nostra vita nel presente, proponendoci interrogativi utili ad un'analisi critica della nostra società e strumenti necessari ad una convivenza civile.
Questa iniziativa del MEAB e del Parco Monte Barro – che giunge alla decima edizione – si giova della collaborazione di molti soggetti impegnati nella ricerca e nella divulgazione culturale, oltre che del sostegno attivo dei volontari dell'Associazione Amici del MEAB.

Tutti gli incontri si svolgeranno presso la sede del MEAB a Camporeso di Galbiate (Lecco)

domenica 24 marzo 2013 alle ore 15
Mario Frasa e Alfonso Panzeri discutono de “Il cavallo”
Nella sala del dialogo antropologico avrà luogo un confronto tra il dialettologo elvetico, autore del volume Cavallo del Vocabolario dei Dialetti della Svizzera Italiana, e il maniscalco allevatore oggionese, erede di un tradizione familiare secolare.
Alla conferenza farà seguito una visita guidata dal protagonista alla mostra Alfonso Panzeri, maniscalco, al museo fino al 23 giugno 2013.

L'iniziativa è realizzata con il patrocinio di
Rete dei Musei e dei Beni Etnografici Lombardi (REBÈL)

e con la collaborazione di
Archivio di Etnografia e Storia Sociale – Regione Lombardia
Centro di dialettologia e di etnografia della Svizzera italiana (CDE).
Ecomuseo Distretto dei Monti e dei Laghi Briantei
DAMS Università di Torino
Istituto Ernesto De Martino – Sesto Fiorentino
Provincia di Lecco
Res Musica – Centro ricerca e promozione musicale
Sistema Museale della Provincia di Lecco

Per maggiori informazioni
MEAB

Maschere e Carnevali

L'elemento che contraddistingue il Carnevale è il travestimento, la maschera. Maschere realizzate con stoffa, pelli e corna animali, scolpite nel legno o plasmate con la cartapesta e maschere commerciali in plastica che si mescolano ormai, con sempre maggior frequenza, a quelle tradizionali. Maschere di animali, di diavoli e santi, di vecchi e vecchie, di ambulanti, preti, medici, di gendarmi e poi maschere femminili interpretate da maschi, maschere doppie (la vecchia che porta in spalla il vecchio). Maschere di “belli” e di “brutti”, caricaturalmente eleganti i primi e caricaturalmente rozzi i secondi, come nella dicotomia degli Zanni della Commedia dell'Arte e dei clown del circo.
La maschera assolve non solo alla funzione di occultamento dell'identità ma anche a una radicale trasformazione della personalità che consente ai soggetti che la indossano di agire “come se” non fossero sé stessi, anche attraverso l'inibizione della comunicazione attraverso la mimica facciale e l'alterazione della gestualità consueta. Altera l'equilibrio, fisico e psichico, di chi la indossa, la maschera, e crea, non solo per quello che rappresenta ma soprattutto per il fatto di imporre una presenza ambigua, umana/disumana, un effetto perturbante in chi la osserva.
I Carnevali tradizionali sono rappresentazioni strutturate, che seguono un copione, variabile spesso, che possono essere sospese dalla comunità che li esprime, per periodi più o meno lunghi, e poi riattivate, con cambiamenti ed elementi distintivi che permangono. Che si tratti di un corteo (Carnevale di Valtorta e Carnevale di Pagnona), di un ballo (Carnevale di Livemmo), di entrambe le cose (Carnevale di Bagolino e Carnevale di Ponte Caffaro) o della rappresentazione di un vero e proprio copione teatrale (Carnevale di Dossena), il Carnevale mantiene comunque elementi di formalizzazione, che contengono l'eccesso, lo incanalano, lo rendono rito.

(Guido Bertolotti)

I Falò di Sant'Antonio

Il connubio Sant’Antonio Abate – Lombardia è davvero sentito e vissuto. In molte località della regione si svolgono i riti in occasione della tradizionale festa in onore del Santo protettore degli animali, che viene celebrato annualmente il 17 gennaio. Falò e fiaccolate, fuochi e pire, spesso accompagnate da processioni, si incontrano in numerosi luoghi del territorio in occasione delle celebrazioni per il giorno di Sant'Antonio. Le modalità di celebrazione del rituale variano da luogo a luogo, ma rimangono invariati due tratti comuni: il fuoco e la benedizione degli animali.

Nell'hinterland milanese, a Cologno Monzese (MI), ogni anno si rinnova il rito della benedizione degli animali e l'accensione di un falò. I Colognesi arrivano in tarda serata, portando con sé i loro animali domestici, principalmente cani e gatti, per farli assistere alla tradizionale benedizione degli animali che ha luogo nel sagrato antistante la Pieve. Dalla piazza principale del paese parte poi la processione, accompagnata dalla banda musicale della città. Alcuni dei partecipanti reggono una fiaccola e molti camminano accompagnati dal loro animale al guinzaglio, che raggiunge la pira.

Maggiormente concentrato sul rituale del falò è il rito che si svolge a Muggiano (MI), un borgo agricolo a 10 km da Milano. Dal 2004 i principali organizzatori della festa sono i membri di alcune associazioni della zona, il cui compito principale è la costruzione della pira, che ogni anno cambia forma.

In Val Brembana, a Sant'antonio Abbandonato, frazione tra Zogno e Brembilla (BG), il rito del Patrono si svolge nel fine settimana successivo al 17 gennaio. Il momento principale della celebrazione si tiene la domenica pomeriggio, quando, terminati i Vespri, i fedeli in processione, accompagnati dalla banda del paese, portano a spalla la statua del Santo per le vie del paese.

Nella frazione di Sant'Antonio in Valfurva (SO) il 17 gennaio si svolge ogni anno la tradizionale benedizione degli animali, a cui partecipano anche gli abitanti dei paesi vicini. Fin dalle prime luci dell'alba cominciano ad arrivare in paese intere famiglie con i propri animali. Molti vengono addobbati per l'occasione con fiori di cartapesta colorata e nastrini legati alle criniere. Non mancano animali domestici come cani e gatti. Radunatisi davanti alla chiesa, uomini e animali, aspettano l'uscita del parroco dalla chiesa che, dopo la celebrazione della messa, dà a tutti, in piazza, la benedizione rituale.

A Varese il Santo è festeggiato fin dalla mattina del 16 gennaio con l'apertura delle bancarelle gastronomiche, e la celebrazione della Messa. La Festa è celebrata nel rione della Motta, in cui l'Associazione dei “Monelli” lavora alla preparazione della pira con bancali e pezzi di legno, che dispongono intorno a un abete in forma circolare. Anche nell'abilità di costruzione della pira sono riposte le aspettative della comunità che assiste al falò: è infatti credenza diffusa che se la pira prende fuoco velocemente questo sia segno di buon auspicio per l'anno a venire, e viceversa l'anno non sarà dei migliori se la fiamma attecchisce con fatica. Il momento culminante e il più partecipato è la sera del 16 gennaio, quando, proprio in piazza della Motta, davanti alla chiesa, viene acceso un grande falò. Il pubblico accorre numerosissimo, affollando le vie del centro.

Anche nel capoluogo lombardo la Festa di Sant'Antonio viene celebrata in alcune cascine dell'immediata periferia Milanese. L'Associazione Amici della Cascina Linterno, all'interno del Parco delle Cave, promuove, insieme ad altre associazioni del territorio, l'evento per ricordare la vocazione agricola del territorio attorno a Milano.

La cavalcata dei tre Re e il rito del Canto della Stella di Premana

A Premana – paese di 2300 abitanti nella Val Verrone in provincia di Lecco – si ripete un rito antico e affascinante: la sera del 5 gennaio infatti ha luogo La cavalcata dei tre re, per celebrare l'Epifania.


Il tradizionale corteo vede i Magi a cavallo percorrere il centro storico accompagnati dalla folla e dai cori nel “Canto della Stella”; una rappresentazione in cui si unisce sentimento religioso e fascino della tradizione.
Si tratta di una processione guidata da tre giovani a cavallo, tre coscritti dell'anno, che, travestiti da Re Magi, percorrono le vie del borgo secondo un itinerario tradizionale.
Il corteo si ferma in punti prestabiliti, davanti a case a cui si intende rendere omaggio, e ad ogni tappa intona alcune strofe del Canto dei Tre Re, che rievoca la storia dei Magi venuti in adorazione di Gesù bambino.

La processione ha termine nella piazza della Chiesa Parrocchiale dove è allestito il presepe vivente. Arrivati davanti alla capanna di Gesù i Magi e tutto il corteo intonano le ultime strofe del canto.
Alle voci dei tre Re si uniscono le centinaia di voci dei partecipanti, che affollano gli stretti vicoli del borgo. A cantare è il paese intero che, con lo sguardo rivolto verso i Magi, attraverso il canto diventa a sua volta protagonista del Rito. 

Un nuovo segno per la Valle Camonica

In Valle Camonica un gruppo di designer e alcune aziende artigiane lavorano insieme per ideare una serie di oggetti in grado di coniugare saper fare e patrimonio culturale. Far dialogare oggetti, il sapere di un falegname, di un fabbro, di un tipografo e di un panettiere con i segni dell'arte camuna è un invito alla sperimentazione e all'innovazione di tecniche radicate.

In anteprima, giovedì 20 dicembre, verranno presentati alcuni di questi oggetti e verrà raccontata la storia di questo felice incontro.

Giovedì 20 dicembre 2012
presso la Casa degli Artisti di Bienno
ore 17.00
  

Per saperne di più
Sito Distretto Culturale Valle Camonica