Il 10 aprile a Poschiavo il debutto della multimedia peformance E.A.T.

E.A.T. Etnografie Alimentari Transfrontaliere è un progetto realizzato nell’ambito di «Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia» un programma di scambi binazionali promosso dalla Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia e realizzato in partenariato con i cantoni Ticino e Vallese, la città di Zurigo, la Fondazione Ernst Göhner e con il patrocinio degli Assessorati alla Cultura della Regione Lombardia e del Comune di Milano.

La performance E.A.T. metterà in scena voci, racconti orali, immagini, suoni, testi, musiche tradizionali e composizioni originali rielaborate attraverso l’uso creativo di narrazione, antichi saperi e nuove tecnologie, video in tempo reale, strumenti musicali tradizionali, pietre sonore e live electronics.

Per realizzare la performance, un gruppo interdisciplinare composto da ricercatori etnografici, videomaker, fotografi, ingegneri del suono, musicisti e storyteller ha condotto una ricerca etnografica sul campo e in archivio che ha indagato i saperi legati alla cultura alimentare tradizionale documentandone la stagionalità, la relazione col territorio, gli aspetti socio economici, il lavoro e le trasformazioni del paesaggio, la ritualità e convivialità legati all’alimentazione nei territori dell’area transfrontaliera italo-svizzera compresa tra la Valposchiavo, la Valtellina e la Bregaglia.

Agricoltori, allevatori, coltivatori della vite e di erbe aromatiche, produttori di vino, mugnai, panificatori, produttori di latte e formaggi, proprietari di osterie e ristoranti, cuochi e cuoche depositarie di saperi e ricette tramandate oralmente, geografi, sociologi, esperti di cultura alpina, di coltura biologica e biodiversità, contrabbandieri, frequentatori di osterie e consumatori di cibo hanno condiviso con noi il loro sapere, la loro storia, la loro cultura.

E.A.T. MULTIMEDIA PERFORMANCE

scritta e diretta da MARIA ELISABETTA MARELLI

interpretata da ENZO CURCURU’
performer  PIETRO PIRELLI, DIEGO RONZIO
live electronics MASSIMO MARCHI

musiche originali PIETRO PIRELLI, ANTONELLO RAGGI, DIEGO RONZIO

regia del suono MASSIMO MARCHI
rielaborazione e ideazione video realizzata da DAVIDE CAZZANI, ALBERTO DANELLI, SIMONE POGGESI, ALESSANDRO REDAELLI, DAVIDE SCOTTI del III anno di corso MULTIMEDIA della Civica Scuola di Cinema di Milano, tutor DIEGO RONZIO

luci DALILA SENA
costumi FRANCESCA ROMANO

Ricerca etnografica coordinata da GUIDO BERTOLOTTI
Direzione artistica del progetto di DIEGO RONZIO

Due le date in programma ad ingresso gratuito:

10 aprile 2015, ore 20.30
Chiesa Evangelica di Poschiavo
Canton Grigioni

23 aprile 2015, ore 20.30
Auditorium Gaber, Palazzo Pirelli,
Milano

Per maggiori informazioni:
ViaVai
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Anche Milano partecipa alle Giornate Europee dei Mestieri d'Arte

Anche quest’anno la Fondazione Cologni Mestieri d’Arte s’impegna nel coinvolgere Milano nel grande appuntamento internazionale delle Giornate Europee dei Mestieri d'Arte (27-29 marzo 2015).

La Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte svilupperà dal 27 al 30 marzo un programma di appuntamenti culturali dedicati all'artigianato artistico e alle arti applicate, in collaborazione con altri partner milanesi e grazie al sostegno della Maison ginevrina di alta orologeria Vacheron Constantin. L'iniziativa, posta annualmente sotto l'egida dell'Institut National des Métiers d'Art di Parigi in network con Milano, Firenze, Ginevra, Londra e altre città europee ha come tema quest'anno “i territori dell'innovazione”. Significativa l’adesione di una trentina di atelier artigiani, che compongono un mosaico dell’eccellenza milanese e che rappresentano molti dei mestieri d’arte più significativi e storicamente radicati: dalla gioielleria alla pelletteria alla lavorazione dei metalli, dalla ceramica al decoro al restauro, dalla legatoria alla sartoria al ricamo, fino alle pipe.

La Fondazione Cologni declina il tema attraverso le seguenti azioni:

– Da venerdì 27 a lunedì 30 marzo: mostra “Intrecci” nel Salone del Museo Bagatti Valsecchi di Milano, in collaborazione con Segno Italiano. L'esposizione valorizza uno dei mestieri più antichi e nobili dell'artigianato italiano presente in diverse regioni.

– Weekend 28-29 marzo: sarà possibile visitare le botteghe artigiane e gli atelier dei maestri d'arte che aderiscono all'iniziativa nella storica zona del centro di Milano conosciuta come “Cinque vie”, tra Corso Magenta, Via Santa Marta e la Darsena. L'iniziativa è in collaborazione con l'associazione 5VIE art+design.

– Sabato 28 marzo: lezione sui mestieri d'arte e le arti applicate milanesi presso la storica SIAM, Società d'Incoraggiamento d'Arti e Mestieri, a cura della Scuola CorsiArte, e in collaborazione con l'Associazione 5VIE art+design

– Sabato 28 marzo: concerto di musica sacra presso la Basilica di San Calimero tenuto dell'Ensemble Vocale Harmonia Cordis Tutte le iniziative sono a ingresso gratuito.

Info: www.giornatedeimestieridarte.it

LACING SHOW 2: appuntamento nella galleria d’arte AD Lombardini22

Il secondo appuntamento con l’evento itinerante “Lacing Show” è negli spazi milanesi di Lombardini 22,  nei giorni 25, 26, 27 marzo, ore 15.00-19.00. Con il patrocinio di Regione Lombardia/progetto E.CH.I.

La comunità di merlettaie è stata coinvolta nel progetto curatoriale della galleria che, con il ciclo di incontri “Empatia degli Spazi”, indaga le interazioni fra cervello, corpo e spazio.
La pratica del merletto al tombolo, come molti mestieri manuali, prevede una sofisticata interazione fra il gesto manuale, la concentrazione necessaria per eseguirlo e l’ambiente in cui ciò avviene. Un' interazione che genera uno stato di benessere e di empatia profonda che costituisce una delle chiavi interpretative più interessanti di questo antico mestiere.
Le merlettaie saranno impegnate nella realizzazione di 4 tovaglie in merletto disegnate da famosi designer: Patricia Urquiola, Luca Scacchetti, Alessandro Mendini, Ugo La Pietra. La “tovaglia in merletto” diventa occasione per interpretare il tema di EXPO2015 attraverso un elemento del corredo protagonista “prezioso” delle ritualità di consumo e condivisione del cibo in Italia.

Il 25 marzo, è previsto l’incontro alle ore 18.00 con Juhani Pallasmaa
, il celebre architetto e filosofo finlandese che indaga le tematiche della percezione e dell’interazione sensoriale.
Ad accoglierlo ci saranno le mani operose delle merlettaie: quale stimolo migliore per un architetto da sempre attento alle capacità di elaborazione dei nostri corpi e alle tradizioni che si tramandano?

Programma_ Lombardi22  

Una summer school per giovani visual ethnographic

Il Netherlands Institute di Atene e ETHNOFEST organizzano una summer school dal 4 luglio al 23 luglio 2015 dedicata ai giovani studenti impegnati nella ricerca etnografica e nelle scienze umanistiche che utilizzano il video, la fotografia o alcune delle altre forme di visualizzazione culturale.
Lo scopo del seminario è quello di offrire agli studenti un’esperienza di ricerca reale, in contesti urbani molto diversi, per imparare le dinamiche di un processo di produzione video-fotografico utilizzando le proprie competenze e creando nuovi contatti. Il risultato della loro ricerca (cortometraggio) sarà presentato in una sezione speciale di ETHNOFEST affinché sia parte del dibattito attuale sui temi dell’antropologia visuale e dell’etnografia. Mai come oggi l’antropologia visuale è diventata uno strumento essenziale per chi voglia impegnarsi nella ricerca etnografica: un vero e proprio “genere cinematografico”, in bilico fra ricerca e narrazione.

ETHNOFEST, Film Festival Etnografico di Atene, è ormai una piattaforma prestigiosa per i giovani registi che si dedicano al film etnografico,  presentando ogni anno una selezionata raccolta di opere. Un catalogo online raccoglie tutti i partecipanti alle scorse 5 edizioni.


Partecipare
E’ possibile candidarsi entro l’8 maggio. Il numero di partecipanti è limitato: max 30 studenti.
Inviare il modulo di domanda (in allegato) e una lettera di motivazione


info@ethnofest.gr
www.ethnofest.gr

Cibo e identità locale

La pubblicazione ricostruisce il “modello” sul quale si basano alcuni casi di “cultura alimentare” dove la difesa e la valorizzazione del patrimonio legato ai sistemi agroalimentari locali tradizionali innesca processi virtuosi di rigenerazione comunitaria.

A partire da una ricerca sul campo ampia e approfondita, il libro presenta sei esperienze lombarde (ormai non più così isolate) come esempi paradigmatici di una rinascita di luoghi della Lombardia non omologati ai modelli dominanti. Luoghi che esprimono forme di “autogoverno” dei territori locali e una proiezione verso un futuro all'insegna di uno sviluppo autosostenibile.

L’asparago rosa di Mezzago (Mb), risorto a nuova vita, il grano saraceno autoctono di Teglio (So), la cui coltivazione è andata ri-estendendosi in tempi recenti. Il vigneto Pusterla/Capretti di Brescia, il più grande vigneto urbano d’Europa, risorto nel 2011 grazie all’impegno rinnovato della sua proprietaria; la ripresa della produzione del prestigioso mais “spinato”, il più antico della Lombardia. A Corna Imagna (Bg) la produzione, ormai quasi “clandestina”, del tradizionale “stracchino all’antica”, rivitalizzata grazie a una progettualità di rigenerazione comunitaria stimolata in prima persona dal Comune. E a Gerola Alta (So) il caso della “Casa del bitto”, espressione di una dura resistenza durata vent’anni dei produttori del “bitto storico” contro veri e propri attentati burocratici al metodo tradizionale di produzione.

Cibo e identità locale.
Sistemi agroalimentari e rigenerazione di comunità.Sei esperienze lombarde a confronto.

​Autori: Michele Corti, Sergio De La Pierre, Stella Agostini
Edito da: Centro Studi Valle Imagna
Pagine: 526
Luogo di edizione: Sant'Omobono Terme (Bg)
Anno di edizione: 2015

La ripresa della tradizione musicale del corno pastorale

E’ in un grande affresco nella chiesa di San Lorenzo a Berzo Inferiore, in Valcamonica, che è stata individuata la più antica testimonianza iconografica di corno pastorale, il progenitore dell’Alphorn svizzero (immagine di copertina). Ma è interessante notare che l’uso dei corni non si è interrotto per più di due millenni. Già nel 37 a.C Marco Terenzio Varrone descrive l’usanza di guidare gli animali con il suono dei corni. E in Bergamasca e in Valcamonica la tradizione è tutt’ora viva.
Il lugubre urlo dei corni risuona infatti nei riti rurali di fine inverno: a Dossena (BG) nel “Ciamà Mars” e “Scasà Mars” a inizio e fine marzo, all’Aprica nel “Sunà da Mars”, l’ultima notte di febbraio, a Saviore dell’Adamello, la sera del venerdì santo nel “Ciamà le püte”.

Non solo. Il corno pastorale è protagonista anche dell’iniziativa intitolata “In nome di Maria“ che si terrà da sabato 21 febbraio a sabato 11 aprile 2015 nei comuni di Berzo Inferiore, Bienno, Esine, Prestine e Piancogno. Un evento organizzato dalle Amministrazioni Comunali in collaborazione con le rispettive Pro Loco ed Enti turistici.
La rassegna si è aperta sabato 21 febbraio con “Falò e corni“, una suggestiva proposta durante la quale, a partire dalle ore 20.30, i cinque Comuni partecipanti si sono illuminati di suoni ancestrali. Lo spettacolo è iniziato presso il santuario della Beata Vergine della Consolazione di Prestine, con l’accensione del primo falò al suono del corno.
Seguiranno altre iniziative. La prossima sarà:
– sabato 21 marzo: “Cursus Bovis Vernali“, a partire dalle ore 14.00 la processione del bue inizierà da Prestine, scendendo poi nei diversi paesi per risvegliare la terra e distribuire semi di grano e fasci di ulivo;

Quella del corno alpino è una tradizione che conquista ancora facendo rivivere atmosfere sonore antiche…

Consulta il programma completo della rassegna “In nome di Maria”, in Val Grigna (BG)

LACING SHOW 1: al Museo del Tessile la prima performance di merletto al tombolo

Il progetto “Design al Tombolo”, finanziato da E.CH.I. all’interno delle attività di promozione creativa dei territori e dei loro patrimoni immateriali, continua a suscitare interesse!
Le borse transfrontaliere progettate da sei designer del Politecnico di Milano in collaborazione con la comunità di merlettaie al tombolo di Cantù, saranno ospitate al Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio (VA).
L’iniziativa è di Bottega Artigiana, un contenitore di progetti nato per promuovere la conoscenza degli antichi mestieri e l'arte artigiana italiana, attraverso mostre, laboratori, dibattitti. Tema dell’esposizione e della tavola rotonda è:
“Progetti, intenzioni, storie e notizie del mondo tessile”.

A seguito della tavola rotonda debutterà l'evento “Lacing Show: performances itineranti di merletto al tombolo”, organizzato dal Comitato per la Promozione del Merletto di Cantù e patrocinato da E.CH.I. Un circuito di eventi nella città di Milano finalizzati a promuovere il lavoro delle merlettaie all’opera per la realizzazione di 4 tovaglie in merletto disegnate da famosi designer: Patricia Urquiola, Luca Scacchetti, Alessandro Mendini, Ugo La Pietra. La “tovaglia in merletto” diventa occasione per interpretare il tema di EXPO2015 attraverso un elemento del corredo protagonista “prezioso” delle ritualità di consumo e condivisione del cibo in Italia.

Programma
Busto Arsizio 13 marzo 2015                  
Museo del Tessile e della Tradizione Industriale
Via Alessandro Volta 6/8      15.00      17.00
Tavola rotonda sul tema:
“PROGETTI, INTENZIONI, STORIE E NOTIZIE DEL MONDO TESSILE”
Interverranno:
Renata Casartelli, Presidente del comitato per la Promozione del Merletto di Cantù
Alberto Cavalli, Presidente di Fondazione Cologni : I mestieri d’arte alla radice dell’eccellenza italiana
Ugo Crespi, docente di tecnologia tessile ,Associazione ex allievi e sostenitori Itis Busto Arsizio
Pino Grasso, maestro d’arte: Storytelling
Ilaria Gugliemetti, designer: Design al Tombolo. Progetto di un intreccio. Un’ azione di valorizzazione promossa da E.CH.I.
Paolo Pianezza, imprenditore: Storytelling
Ilario Tartaglia, ingegnere tessile: La tessitura a mano: la tessitura a mano può giocare ancora un ruolo nel XXI secolo, nell’era della robotica?
Modera il dibattito la giornalista Carla Tocchetti

A seguire:
“Lacing Show: performance di merletto al tombolo di Cantù”

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Rilancio del Popoc da marz in Val Poschiavo

In Val Poschiavo , con la tradizionale festa “Popoc dal prim da marz” ( “Pupazzo del 1° Marzo”) la comunità ha scacciato l’inverno ed accolto la primavera!
Le origini di questa tradizione risalgono all’età precristiana. Per i Romani alle calende di marzo (il 1° marzo) iniziava l’anno nuovo e nel Medio Evo in numerosi comuni retici le autorità entravano in carica. Con questo retroscena in molte regioni dell’arco alpino si rinnovano ogni anno diverse usanze per scacciare l’ inverno e salutare la primavera.

La festa negli anni si è andata progressivamente perdendo, presentandosi nelle ultime edizioni come una confusa interpretazione in chiave carnevalesca. Ecco perchè a Poschiavo è stato coinvolto un gruppo di lavoro espressamente incaricato di recuperare alcuni elementi storici attraverso attività svolte all’interno della programmazione scolastica.

Quest’anno il corteo per il borgo è infatti tornato ad essere caratterizzato dal chiassoso frastuono dei campanacci, dalle grida che “scacciano l’inverno e chiamano l’erba “(ciamà l’erba) e dai canti che invitano la primavera a tornare. Gli impressionanti “Popoc”, costruiti autonomamente dagli scolari e trasportati con l’ausilio di carri, da semplici fantocci di paglia si sono evoluti in laboriose installazioni, che riprendono problemi di attualità come guerre, disoccupazione e inquinamento.
Una manifestazione più in linea con la tradizione che ha riscoperto canti ma anche espresso un sentito momento di critica sociale, riflettendo così l'evoluzione sociale e il mutamento della percezione collettiva della stagione invernale. A questa si aggiunge, attraverso la responsabilità concessa ai ragazzi nell'organizzazione e realizzazione autonoma dell'evento, un valore di iniziazione alla vita adulta.

Il Carnevale di “segale”: il cereale di montagna diventa abito rituale

Non solo pane, non solo paglia per la lettiera degli animali o materiale isolante per la costruzione dei tetti. La segale o meglio la paglia di segale diventa anche abito rituale in occasione del Carnevale!
E’ il Carnevale Alpino di Valdieri (CN) nel cuneese che ha quale indiscusso protagonista l’Orso di paglia di segale, ripresentato dall’Ecomuseo della Segale (con il sostegno del Parco naturale delle Alpi Marittime e dal Comune di Valdieri), recuperando la memoria di un anziano del luogo che da giovane aveva interpretato più di una volta la mitica figura carnevalesca.

Dopo un lungo periodo d’interruzione durato circa quarant’anni, a partire dal 2007, l’Orso è ritornato a correre per le vie di Valdieri. Spaventa i bambini, fugge dai domatori, importuna le donne, evita l’acquasanta dei frati esorcisti: il suo risveglio dal letargo comunica alla gente che la cattiva stagione sta per finire. Nella tradizione l’orso emetteva ringhi minacciosi, faceva i dispetti, insolentiva le donne e ne sceglieva infine una per ballare. Al termine della festa l’orso di segale fuggiva, allontanandosi all’orizzonte nonostante gli sforzi e i richiami del domatore: al suo posto iniziava a bruciare su una catasta di legno un fantoccio (cicho) di paglia di segale. Nelle versioni di oggi l’irruzione dell’orso di segale, avviene di pomeriggio, nella piazza principale. Scende dalla montagna per esibirsi – secondo un copione rimasto invariato – con ruggiti, mattane e dispetti. Da circa cinque anni, l’orso non viene più rivestito con la lunga treccia di segale che si usava una volta, ma indossa un costume su cui la corda di paglia è stata fissata una volta per tutte.

Questa edizione della manifestazione si arricchirà della presenza di un altro orso mitologico quello di Monpantero di Urbiano in Valle Susa. Sfileranno insieme nel centro storico di Valdieri con le altre figure tradizionali del carnevale locale: la Quaresima, i Perulier e i Frà che declameranno le “epistule”: frasi scherzose e ironiche su personaggi famosi e abitanti delle frazioni vicine.
A pranzo si rinnova la consuetudine della distribuzione degli gnocchi da parte della Proloco sotto i portici del Municipio. Una distribuzione che un tempo era somministrata gratuitamente ai valdieresi che si presentavano muniti di vaso da notte… pratica fortunatamente caduta in disgrazia!

La manifestazione è preceduta sabato 21 febbraio, da una Conferenza sulle “Feste d’inverno nelle valli occitane alpine: ritualità e simbologia, costumi e personaggi” (a cura di R.Pellerino, Associazione Espaci Occitan).

Quasi scomparsa dal paesaggio piemontese la figura dell’orso carnevalesco sembra dunque rivivere una nuova stagione insieme alla segale che, ricordiamo, è il più “alpino” fra i cereali e gode di un rinnovato interesse su tutta l’area transfrontaliera italia-svizzera.

I Carnevali alpini fra riti di fertilità e “trasgressione alimentare”

Il Carnevale, oltre alla sua valenza rituale, ha anche una connotazione culinaria che lo rende speciale!
Deriva, infatti, dal latino “carnemlevare” (eliminare la carne), poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Nell'area alpina il Carnevale si è sovrapposto quasi ovunque a rituali ben più antichi che celebravano la fertilità della terra, anche attraverso i suoi prodotti. Il cibo, infatti, è elemento essenziale della cultura umana e lo vediamo entrare in rituali religiosi con una funzione simbolica e aggregante potentissima. Nell’immaginario comune il Carnevale ha come caratteristica peculiare la possibilità di non sottostare alle regole, anzi di rovesciarle o stravolgerle. E’ il trionfo di una specie di liberazione temporanea dal regime esistente, abolizione di rapporti gerarchici, di privilegi regole e tabù. Questa sorta di “ribellione” si traduce anche in una “trasgressione alimentare”, o meglio “grande abbuffata”!

I dolci che incontriamo sui territori in occasione del Carnevale sono per lo più fritti. Quest’usanza deriva dal fatto che in gennaio/febbraio la natura e le pratiche agricole prevedevano la macellazione dei suini con la conseguente abbondanza di grasso di maiale o strutto. Dal giovedì al martedì – settimana non a caso detta “grassa” – si friggevano i dolci nello strutto che andava consumato in fretta perché durante la lunghissima Quaresima, non essendoci frigoriferi, sarebbe sicuramente irrancidito.
Tutte le ricette sono derivate principalmente dalla preparazione di due elementi semplici, ma nello stesso tempo pregni di simbologia: la farina e l'acqua con l'aggiunta di condimenti vari.

A Sueglio (LC) in Valvarrone, in occasione del Carnevale si possono degustare le scarpasce, frittella salata tipica del posto. Ha la forma piatta che ricorda la suola di una scarpa e che trova nella farina, nel pane, nel latte ma anche nel riso e nel formaggio, gli ingredienti base anche se, trattandosi di un piatto tramandato, probabilmente non c’è una ricetta originale.

Il Carnevale piemontese della comunità walser, in Val Formazza (VB), prevede la preparazione dei gruschli, ancora oggi simbolo dell’ospitalità della comunità walser. Sono delle frittelle appiattite di forma romboidale, simili alle chiacchiere, alle bugie o alle frappe – nomi regionali che stanno a indicare il medesimo dolce – accompagnate spesso da panna montata. Erano preparati dalle donne nei momenti di festa, durante la sera del Natale e durante il Carnevale. Gli ingredienti, rimasti invariati, sono: latte, burro, uova, zucchero con l'aggiunta della grappa.

Il Carnevale valdostano di Étroubles, come molti altri Carnevali, prevede una ricchissima questua, occasione per celebrare la fertilità della terra e trasgredire prima del forzato digiuno. La bènda (banda) effettua all'incirca quattordici tappe dove ogni volta trova al suo passaggio abitanti che offrono bevande e cibo nelle loro taverne o garage.

Alcune ricette del Carnevale si sono perse ma altre sono sopravvissute e continuano a dimostrarsi “cibi” dalla forte connotazione aggregante, palesando come l’alimentazione sia un “documento vivo” che coinvolge intensamente le comunità!